I due mendicanti

Essere ebrei è una finzione, una messa in scena? Coinvolto nell’eccentrico gioco tra due mendicanti, Ruben Honigmann si diverte a lasciarsi destabilizzare fino a mettere in discussione la propria identità.

 

Jakob Steinhardt, “Gruppo di mendicanti”, Incisione su legno, 1930

 

Davanti ai negozi ebraici ci sono spesso due mendicanti. È il caso di due luoghi dove faccio la spesa casher, uno in rue des Rosiers, nel Marais e l’altro in rue Manin, nel 19° arrondissement.

Ogni volta che do qualcosa a uno dei due l’altro mi corre dietro e mi avverte: il mendicante che ho appena aiutato non è ebreo, è un impostore, mi ha ingannato, non bisogna dargli la tzedaka!

La volta successiva faccio il contrario: do qualcosa al secondo e allora è il primo a rimproverarmi.

A volte, quello che dice di esserlo e che l’altro non lo è si rivolge a me in un simil-ebraico per rafforzare le sue affermazioni e creare tra noi una complicità da ebrei autentici.

Litigo regolarmente con l’informatore: anche se l’altro non lo fosse, che differenza farebbe? Credi che non si debba aiutare un goy? Che cos’è questa concezione etnica della carità!? Razzista!

E glielo dico in un contro-simil-ebraico per fargli capire che non la passerà liscia con me, ebreo certificato, ebreo a tempo pieno, sono persino ebreo di professione, sono così ebreo che so perfettamente che l’ebraismo è una farsa, chi ti credi di essere per farmi credere che ci sono ebrei veri e falsi, bisogna essere completamente goy per credere alla tua favola dell’ebreo come categoria umana oggettiva!

Faccio il furbo mentre mi infurio ma, una volta respinto il mendicante ebreo che ha individuato il mendicante goy, ripeto esattamente la stessa scena tra me e me stesso: mi ritrovo a chiedermi se il sospetto goy-che-si-finge-ebreo lo sia davvero o no.

In verità, trovo che il falso ebreo di rue des Rosiers sembri più vero del presunto goy di rue Manin. Il suo modo di augurare shabbat shalom sembra più autentico, il suo schnorr è meno affettato, il suo numero «aiutatemi a compiere la mitzvah dello Shabbat» meno un’imitazione.

Detto questo, anche il circo dell’ebreo che si proclama autentico mi mette in allerta: sa di tecnica diversiva per nascondere meglio la propria impostura.

Ma allora, se sono entrambi goy, dove sono finiti i mendicanti ebrei? In questo caso bisognerebbe avvertire le autorità religiose, allertare il sindacato degli schnorrer.

A volte li immagino riunirsi la sera, contare gli incassi della giornata, discutere delle rispettive prestazioni, pianificare un eventuale scambio di ruoli per il giorno successivo: domani tu farai il goy e io l’ebreo.

Mi chiedo anche se si trovi l’equivalente davanti ai negozi dei goy, se ci siano anche lì due mendicanti, uno che accusa l’altro di non essere un vero goy.

In fondo mi piace il loro gioco, quello dei due mendicanti. Appostati alle nostre porte, sono gli agenti che rivelano del nostro stesso circo, ci tendono lo specchio della nostra miseria identitaria, delle nostre misere agitazioni.

Perché chi di noi può dire quale dei due è: il vero-falso ebreo o il falso-vero goy?

«Il povero è come morto», si legge nel Talmud[1], e noi siamo tutti un po’ morti in questi tempi, giocando a fare gli ebrei. Siamo diventati ebrei cadaverici, simili a esseri viventi, che si prendono gioco di un’ebraicità totalmente prestata, una contraffazione ridicola, sconcertante per la sua inconsistenza e inautenticità.

Ci facciamo pena con le nostre reciproche accuse di tradimenti ebraici. Preferisco ancora lo spettacolo dei due mendicanti: almeno loro ammettono implicitamente la precarietà della loro ebraicità.

Il clochard, etimologicamente, è colui che cammina su una gamba sola. Giacobbe esce ferito all’anca dal suo combattimento notturno contro «l’uomo-spettro di Edom»[2]. Lo zoppo diventa Israele e imprime ai suoi discendenti la nobiltà di un popolo di vagabondi.

Non è sempre bello essere ebrei, ma non vorrei cambiare: mi dico che deve essere altrettanto difficile essere goy.


Ruben Honigmann

 

Notes

1 Talmud di Babilonia, Nedarim 64b
2 Genesi 32,26