# 9 / Editoriale

Suggerire che combattere l’antisemitismo possa fare il gioco dell’estrema destra potrebbe implicare che le uniche opzioni possibili siano o lottare per la democrazia o lottare contro l’antisemitismo. Non ci si può aspettare nulla di buono da chi cade in una simile trappola. Lo storico americano David Bell, docente a Princeton, nell’intervista concessa a K. testimonia della gravità della situazione nei campus americani. Spiega che è impossibile ignorare che Trump sta strumentalizzando la lotta all’antisemitismo per imporre la sua agenda, rimettere in discussione principi fondamentali e giustificare i suoi attacchi al mondo accademico. E che è altrettanto impossibile ignorare che pur essendo un pretesto, esso è stato servito a Trump su un piatto d’argento dai progressisti, incapaci di fare ordine al proprio interno. L’unica possibilità allora è rifiutare di farsi trascinare in un gioco in cui ogni schieramento in qualche modo contribuisce all’erosione dei principi democratici e alla delegittimazione delle istituzioni che producono conoscenza.

E inoltre, nelle edizioni internazionali:

Allo stesso tempo, sempre dall’altra parte dell’Atlantico, gli ebrei sono stretti in un’altra morsa: da un lato, un’estrema destra che pretende di proteggerli e difendere Israele mentre attacca lo Stato di diritto e le minoranze; dall’altro una corrente progressista sempre più permeabile all’antisemitismo. Gli ebrei americani sono presi tra l’incudine trumpiana e il martello antisionista. Come reagiscono? Quali riposizionamenti politici si possono intravedere? Basandosi sulla sua conoscenza dell’ebraismo americano e sull’analisi del voto ebraico alle ultime elezioni presidenziali, Sébastien Levi si interroga sul come viene rivalutato il rapporto con Israele, in particolare modo dai giovani ebrei, e sulle possibili nuove alleanze politiche.

A chiudere, pubblichiamo la versione podKast delle pagine del Petit manuel de lutte contre l’antisémitisme (Piccolo manuale di lotta contro l’antisemitismo) di Jonas Pardo e Samuel Delor. La voce di Roxane Kasperski spiega per capire perché è opportuno diffidare dei discorsi di Tsedek e dell’UJFP, organizzazioni ebraiche antisioniste che si sono date il compito di dispensare la sinistra da ogni interrogativo sull’antisemitismo.

Lo spettacolo dell’estrema polarizzazione che sta infiammando la società americana, in particolare per quanto riguarda il suo sistema universitario, potrebbe farci dimenticare l’importanza che conserva la vecchia tradizione del pragmatismo liberale. L’intervista che ci ha concesso lo storico David Bell, professore a Princeton, ce lo ricorda, rifiutando sia di esagerare che di edulcorare il tema così divisivo dell’antisemitismo nei campus. Mentre Trump e le frange più radicali del progressismo universitario si contendono il diritto di sabotare l’università americana, David Bell indica il punto in cui la lotta contro l’antisemitismo e la difesa dell’università dipendono l’una dall’altra.