Alla vigilia di Yom Kippur apriamo il nuovo numero di K. con un breve testo introspettivo di Ruben Honigmann dedicato al dono – e a ciò che bisogna riconoscere all’altro per poter entrare veramente in relazione. Si parla di mendicanti, di tzedaka (meritata o meno) e di una identità ebraica che non sta in piedi… Come morale, una domanda: a prendersi troppo sul serio non si rischia di suscitare pietà?
Prendersi troppo sul serio è un difetto che a volte accompagna una qualità: l’intransigenza, e l’attaccamento alla verità e alla giustizia. Quell’atteggiamento adolescenziale che porta a dichiarare di avere ragione contro tutto e contro tutti dà slancio a “Collateral Damage” (Danno collaterale), il racconto di Elie Hirsch che ci trasporta nel mondo di una yeshiva newyorkese. Cosa succede quando un giovane, uno studente pieno di ideali si scontra con la realtà e con piccoli compromessi con la verità?
Infine, poiché alcune cose sono imperdonabili ed è necessario richiamare l’attenzione sull’ingiustizia per sperare di vederla corretta, pubblichiamo un testo di Jan Grabowski e Katarzyna Grabowska, rappresentanti della nuova scuola polacca di storia della Shoah. Facendo eco a quanto scritto da Elżbieta Janicka sul negazionismo alla polacca, essi lanciano l’allarme sulle manipolazioni e gli occultamenti della memoria commessi in modo sistematico dal governo polacco al museo di Treblinka.